UOMINI ILLUSTRI

MEDICI alla SANTA CASA degli INCURABILI e OSPEDALI UNITI
[2010 - ASL NA1 centro - P.S.O. Santa Maria del Popolo degli Incurabili]


Prof. ARMANNI LUCIANO
(1839 - 1903)

Prof. Luciano Armanni
Prof. Luciano Armanni

Contenuto PAGE
Prof. Luciano Armanni

 

1. Biografia
2. Bibliografia
    - scritti principali

3. Galleria Fotografica
4. Collegamenti esterni

1. Biografia [Commemorazione]

Occhi - vividi, luminosi, mobilissimi e profondi, sopracciglia lievemente corrugate, indice di un perenne lavorio di quel cervello portentoso, fronte spaziosa, aperta, specchio di quell'anima nobilissima, labbra sottili spesso atteggiate ad un benevole ed indulgente sorriso, tale io ricordo il suo volto un pò emaciato e soffuso di lieve pallore.
    Silenzioso ascoltatore nel crocchio di amici o nel consesso di dotti, egli imprimeva e coordinava con quella capacità assimilatrice ed elettiva, dote precipua del suo spirito indagatore e spesso un'arguta e concisa osservazione rivelava la presenza del silenzioso ascoltatore.
    Ma quando un'idea od una persona a lui cara diventava bersaglio alle altrui querele, allora con scatto improvviso ergendosi sulla sua alta persona, quasi a far schermo di essa, con parlar rapido, dando del tumulto dell'animo suo segno non dubbio nel gesto concitato, patrocinava la causa, come sa solo patrocinarla chi profondamente ha compreso e profondamente ha sentito.
    Quanta gentilezza, quanta infinita bontà in quell'anima soccorritrice di ogni sventura, quanta tenerezza si nascondeva sotto la ravida apparenza di uomo semplice, peonto ad essere burbero per non apparire buono, quanta multiforme attività del geniale suo spirito.
     Attratto sin dall'infanzia dal desiderio del sapere, stdiò con indefesso ardore e sisottopose a sacrifizii grandi e piccoli, par di non venire meno alle sue aspirazioni. Allievo degli Scelopii prima, di privati maestri poi, si addottorà in questa Università in belle lettere nel 1854 a soli 15 anni. A questa età per la dimestichezza che ebbe col chirurgo Vernicchi, dal quale fu amerevolmente curato di una frattura all'avambraccio, lo prescelse a suo maestro ed iniziò la sua coltura nelle Scienza Mediche, che più tardi ebbero per merito di lui si possente impulso.
    L'Amabile e lo Schron, dei quali fu tra i più eletti ed affettuosi discepoli, lo assunsero a proprio coadiuture dal 63 al 67 alla Cattedra di Anatomia Patologica e ne seguirono gli slanci di studioso.
    E da vero studioso il suo spirito irrequieto, sempre insoddisfatto cercava di apprendere, ancora apprendere e da assistente prima nel 1867, da Pofessore dopo il 1884 si recò in pellegrinaggio dal Virchow, dal Pettenkofer, dal Koch per avere piena scienza degli studii di anatomia patologica e di batteriologia.
    Per lui tutti questi grandi ebbero amicizia ed ammirazione, tanto che il Pettenkofer non solo lo volle ospite a Monaco, ma fece decretare dal borgomastro in onore sue feste a pubbliche spese.
    Nella vivacissima polemica tra la scuola di Monaco e di Berlino sulla origine e lo sviluppo dell'epidemie, polemica che divenne per colpa del Koch troppo personale, l'Armanni non esitò a manifestare apertamente il giudizio suo favorevole al Pettenkofer: e più tardi, quando il Koch ironicamente gli chiedeva al laboratorio di Berlino, se nulla avesse appreso a Monaco, colla intolleranza di ogni ingiustizia rispondeva: << Tra l'altro la delicateza, che pare non s'insegni a Berlino>>. Questa impulsiva irruenza, che provocava in lui scatti violentissimi senza riguardo di persone o di cose, tutte le volte che a lui pareva si volesse soppraffre un debole o rinnegare il vero, era una delle note più spiccate del suo carattere e la più spontanea manifestazione di quell'anima rettta e fiera, che nulla temeva, perchè per sè nulla mai volle e chiese.
    Fierezza, ma non orgoglioso, nè nella sua semplice bontà disdegnava piegarsi a qualunque umiliazione, se incorso in un errore si accorgeva del suo torto: ed allora, povero amico, con quanta dolcezza, con quanta pazienza cercava porre riparo all'offesa arrecata!
    Rifuggiva dagli onori, diventando financo brusco cogli amici, che cercavano di vincere tale ritrosia; neppure dai suoi allievi, che pur teneramente amava, tollerava omaggi e quando giudicava si varcassero i limiti dell'affettuosa riverenza non mancava d'interpellarli vivacemente, chiedendo in tuono canzonatorio, se l'arte medica o mestiere di corte volessero esercitare.
    Ribelle fu sempre l'anima sua, ribelle al governo dispotico del Borbone, sfidandone indifferente le rappresaglie e sopportando stoicamente il carcere criminale e le arti inquisitrici, pur di non svelare i nomi dei cospiratori: ribelle alle faziose organizzazioni, frutto di lotte partigiane: ribelle scienziato apportando in un mondo vecchio lo spirito innovatore e geniale, che appare in ogniuno dei suoi lavori. Ciascuno dei quali meriterebbe un'accurata disamina, per l'acume dell'osservazione, per la mirabile tecnica seguita, per la critica severa delle risultanze delle proprie esperienze, per il sereno giudizio delle esperienze altrui, per l'intuito meraviglioso della verità che si svela alla sua mente divinatrice.
La trasmissibilità della tubercolosi dimostrata sperimentalmente dal Villemin era stata infirmata da una schiera di sperimentatori, che credettero di attribuire all'introduzione nell'organismo di qualunque sorta di particelle solide le capacità di determinare l'infezione tubercolare.
L'Armanni intuita la causa, che induceva a tale erronea conclusione, nel suo lavoro << Sulla specificità e virulenza delle sostanza caseose e tubercolari >> del 1872 con una tecnica, che non ha nulla da invidiare alla tecnica batteriologica odierna, iniettando particelle minime di sostanze tubercolari, diluite in notevoli quantità di acqua, sotto la cute e nel parenchima corneale di cavie giunse a provocare il processo tubercolare e con esperimenti comparativi differenziò i tubercoli specifici, prodotti dalla inoculazione di sostanze caseose, dai noduli infiammatori che si hanno per la inoculazione di paarticelle solide.
Intui la natura parassitaria della tubercolosi, differenziando nettamente la lesione provocata dal trauma operatorio da quella nodulare ulcerante e persistente, che appare in secondo tempo, dovuta alla specificità della sostanza inoculata, rigenerantesi sempre ad onta degli sforzi dell'organismo per liberarsene.
Questa scoverta preludiò e si può dire determinò quella del Koch, che assai più tardi ne ritrovò l'agente batterico.
Nè minore importanza hanno le sue lunghe ricerche esposte in tre interessanti memorie << Sul Barbone dei Bufali >>, giungendo ad isolare dal sangue dei bufali ammalati di barbone un microrganismo, del quale dimostrò la straordinaria virulenza e pel quale trovò il sicuro mezzo profilattico, preparandone fin dal 1887 il vaccino.
Benchè per pubblice esperienze, presiedute da apposite commissioni con rappresentanze delle varie Accademi di Napoli, se ne constatasse la non dubbia efficacia, non vennero all'Armanni forniti i mezzi per prepararlo su larga scala e diffonderlo, e solo venti anni dopo in un altra nazione, con altro nome l'identico vaccino, preparato con gli identici metodi, trovò l'universale plauso.
Un fatto importantissimo dal punto di vista dell'etiologia dei tumori è stabilito dai << suoi esperimenti sulla trapiantazione epitetiale nel parenchima della cornea >> dimostrando che un tessuto introdotto nella compagine di un altro dà a questo la capacità di rigenerare elementi simili a quelli del tessuto che ospita.
Egli prima dell'Ebstein e dell'Ehrlich, a proposito del << Ricambio materiale >>, descrisse nel trattato del Cantani le caratteristiche alterazioni dell'epitelio renale nei diabetici, e fu il solo che seppe investigarne le cause e stabilire un parallelo colle lesioni che contemporaneamente seppe riscontrare nel pancreas, in tempi nei quali i rapporti tra pancreas e diabete erano ignorati.
Per merito dello Strauss fu all'Armanni rivendicato l'onore della scoverta della lesione glicogenica dei reni, che fu denominata Armanni-Ebstein-Ehrlich.
Alla sua fine osservazione no sfuggi la causa di una epidemia di bambini che infestò Napoli nel 1896 e riuscì ad isolare dall'intestino e dal polmone dei cadaveri dei bambini un microrganismo, che identificò con lo pneumococco. Malrado le vivaci polemiche surte poi, il trovato dell'Armanni fu pienamente confermato dalle successive esperienze.
E con pari sagacia si occupò di un'altra serie di importantissime ricerche: sul neurroma di una capsula surrenale (1874); su di un sarcoma pigmentato multiplo idiopatico della cute (1878); sulla sifilide dl fegato (1878); sovra un caso di melanemia congenito (1879); sul latirismo: lesione anatomopatologiche (1881); su di un fibroma elastico delle mammella; sul carcinoma e sul sarcoma (1882); sulle alterazioni del fegato da fosforismo cronico (1884); su di un caso di pseudoipertofia muscolare (1889).
La finezza delle indagini,la genialità delle deduzioni lasciano sorpreso il lettore che ne prova quasi un senso di freschezza, come di cosa che pianamente il nostro cervello assimila per la chiarezza dell'esposizione, per le argomentazioni logicamente convincenti, cosi da darci l'impressione di nozioni da lungo tempo acquisite. La brevità del tempo mi costringe a sorvolare su questi lavori, opere d'arte e di scienza.
Quasi tutti ebbero l'onore della ristampa per cura della Società dei Medici e Naturalisti.
Marmorei ricordi furono elevati all'estinto dall'Accademia Medico-Chirurgica, della Società dei Naturalisti e Meici, dagli Ospedali Riuniti, Presidente il nostro Segratario Generale prof. Pinto, che volle anche del nome glorioso di lui si intitolasse l'Istituto Anatomo-Patologico dell'Ospedale degli Incurabili, Istituto che fu opera sua, sua creatura diletta, sirena ammaliatrice, alla quale a piene mani dispensò la vigoria della sua mente e del suo corpo, e ne ebbe gioie profonde e dolcissime, ma purtroppo ne ebbe anche la morte, perchè fu in quell'Istituto che contrasse l'infezione, che a lui costò la vita.
Dal Comune di Napoli fu deliberato che Luciano Armanni si chiamassero i nuovi padiglioni del Cotugno ed una delle scuole del Comune, e che i resti venissero accolti nel recinto degli uomini illustri. Tributi tutti di riconoscienza, che con spontaneò entusiasmo furono a lui dati. Valgono essi ad esaltarne le virtù e valga la eletta schiera di allievi, ora tutti maestri, che ne venerano la memoria, le opere insigni di lui, le istituzioni, che a lui debbono la vita.
Fu egli il creatore dell'Ospedale Domenico Cotugno (1885), dell'Ufficio d'Igiene, dei laboratorii per le ricerche chimiche e batteriologiche al Municipio di Napoli (1889). In tutti i modi egli propugnò le riforme igieniche della città e alle inutili quarantene mezzo primitivo e rimedio estremo per una città indifesa, egli si opponeva le complete organizzazioni dei grandi centri, che giornaliermente sono in contatto delle più disperate infezioni senza esserne tocchi.
Noi ci troveremo in epidemie, soleva ripetere, come gli assediati in una torre, che non hanno che badtoni di scope per difendersi. Tuttavia i bastoni divennero armi potenti di difesa nelle invasioni epidemiche, perchè i bastoni furono affidati a Luciano Armanni. E tutto quanto poteva aspettarsi da una mente perspicace, da una profonda dottrina, da un animo indomito, dal sacrificio di un cuore generoso, incurante di ogni pericolo, si ebbe da lui nelle tristi epoche dell'epidemie colerose del 1873 e del 1884, e in tutte le multiforme esplicazioni della meravigliosa sua attività.
Cosa non ebbero da Luciano Armanni i giovani studiosi quale Professore Universitario, quale direttore di Istituto? Qual segreto egli non seppe strappare alla morte seratando i cadaveri con mano maestra ed occhio indagatore? Quanta e quale attitudine non mostrò nei difficili incarichi a lui affidati?
Fu componente la Commissione tecnica pel risanamento di Napoli; quella pel riordinamento dell'Ospedale Cotugno e del Macello; della Commissione Governativa per le malattie epizoiche (1887) e per la profilassi della malattie infettive e diffusive (1898); incaricato dell'ispezione sanitaria al Manicomio di Palermo /1887); rappresentante del Governo pel Congresso di Berlino (1890); membro elettivo del Consiglio Superiore (1890-94); subcommissario dell'Amministrazione Guala (1900); Presidente del Consiglio Direttivo dell'Istituto Internazionale Vittorio Emanuele.
Fu socio della R. Accademia Medico-chirurgica, della Pontaniana, della R. Accademia Medica di Roma, dell'Associazione dei Naturalisti e Medici, della Società per gli Asili infantili di Napoli, della Croce Rossa italiana, insignito della medaglia dei benemeriti della salute pubblica.
Incurante della ricchezza, diceva benevolmente essere stato troppo avvezzo alla facile contabilità del taschino del suo panciotto per desiderarne una più complessa; visse e morì povero sacrificndo se stesso al bene altrui. Fedele al sentimento dell'amicizia, sostenne per l'amiciazia epiche lotte, che molti ricordano.
    Per gli infermi, per i bimbi, pei deboli, come per le menti vigorose e forti, per tutti egli ebbe un pensiero, a tutti giunse la benefica influenza dell'opera sua, e tutti lo piansero come non ho veduto mai piangere un caro perduto.
    Dopo aver sofferto, dopo un'agonia lunga e straziante, durante la quale la coscienza della propria immatura fine non gli dette altro rimpianto, che quello di non giungere ad amorevolmente provvedere ai suoi allievi e di non potere più lenire le sofferenze altrui, egli moriva il 15 Marzo del 1903.
    Ed in uno di quei giorni dal cielo fosco, il suo povero corpo fu portato in quella terra tanto triste, eppure tanto piena di fascino e tra i singulti repressi e le lagrime silenziose egli disparve per sempre ai nostri occhi.
    Ora egli giace nella semplice tomba di famiglia, vegliato dalla tenerezza dei suoi diletti.

 

Marussia Bakunix

[Fonte Atti dell'Accademia Pontaniana - Commemorazione dei soci - XXXVI, 1906]

2. Bibliografia

3. Galleria Fotografica

Fonte: Accademia Ponteniana - Napoli

[Posted 15 dicembre 2013, dom]

4. Collegamenti esterni

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