UOMINI ILLUSTRI

SANTI & BEATI alla Santa Casa degli Incurabili - Napoli

 

GAETANO THIENE

1480 - 1547

 

A. Cenni Biografici

B. Compendio Biografico

C.Galleria Fotografica

A. CENNI BIOGRAFICI

Gaetano Thiene, nacque a Vicenza nel 1480, da nobile famiglia, solo tre anni prima di Martin
Lutero, riformatore che intaccò l’unità Cattolica. La necessità di operare una riforma all’interno
della Chiesa, con nuovi modi di vita e irreprensibilità dei costumi, scandì la vita di questi due
personaggi, che operarono scelte opposte, l’uno spezzando il legame con Roma, l’altro cercando,
con la paziente voce della persuasione, di portare quei cambiamenti che il mondo attendeva. Cristo
aspetta! diceva.
Gaetano Thiene fu un uomo pratico e instancabile, e cercò di comprendere le difficoltà della Chiesa,
promovendo il dialogo e il chiarimento; ma logiche opposte prevalsero, e ci fu lo Scisma
protestante. Pochi capirono e furono capaci di dare forma ad un desiderio -in taluni vago, in altri
forte, ma pur sempre solo evocato- l’importanza di cavalcare e dirigere la volontà riformatrice, cosa
che avvenne in pochi casi, come per la riforma “personale” invocata e realizzata da Gaetano Thiene.
Oppure la “Riforma Delicetana, attuata dal Beato Felice da Corsano” Agostiniano come Lutero,
che con una convenzione di stampo moderno simile ad un Accordo di Programma, agli inizi del
‘500 si impegnava ad assistere i malati e i poveri, avendo in cambio non solo il riconoscimento
politico e civile, ma la concreta possibilità di agire nel sociale.
La convenzione fu sottoscritta con l’allora Conte di Montecalvo Sigismondo Carafa, congiunto di
quel Giovan Pietro Carafa che proprio con Gaetano diede vita all’ Ordo Regularium Theatinorum,
vale a dire la Congregazione dei Teatini, dal nome della città Chieti, vescovado di Giovan Pietro
Carafa, da cui partì questa straordinaria avventura, per il rinnovamento della Chiesa.

Nel 1524, Papa Clemente VII, approvò la Congregazione e così Gaetano, spogliatosi dei suoi averi,
affiancato dal Carafa, che aveva rinunciato ai due Vescovati (Brindisi e Chieti), diede corso alla
nuova comunità, fatta da e per preti. Questa nuova compagine si dedicarono all’apostolato tra i
poveri, agli ammalati, alla riforma anche esteriore delle chiese, non mancando realizzazioni in
campo sociale, combattendo la miseria e istituendo i Monti di Pietà, animando e realizzando ospizi
per gli anziani e ospedali.
Gaetano Thiene operò maggiormente a Napoli, che già allora era città grande e popolosissima, nella
quale non mancavano lotte intestine e problemi. In questa città si spense nel 1547.
Fu canonizzato da Clemente X nel 1671.

 

 

[Fonte: Dott. Antonio Stiscia - La chiesetta dedicata a San Gaetano Thiene sec XVIII
In Contrada Malvizza (Montecalvo Irpino)]

B. COMPENDIO BIOGRAFICO

S. GAETANO THIENE

(compendio biografico)

Capitolo 1. Nascita e giovinezza di S. Gaetano
Capitolo 2.
S. Gaetano a Roma
Capitolo 3. Gaetano a Vicenza e a Venezia
Capitolo 4

 S. Gaetano di nuovo a Roma
 I Cherici Regolari (Teatini)

Capitolo 5

 Da Via Leonina al Pincio e di lì

nuovamente a Venezia per il "Sacco" di Roma"

Capitolo 6
I Teatini a Napoli
Capitolo 7

 Ultimi giorni di S. Gaetano

Offre la vita per la pace di Napoli

 
     
[di P. Mattoni G.B.]
S. GAETANO THIENE
Compendio biografico
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Premessa

     Per queste quattro paginette senza ambizione e senza presunzione credo specata qualsiasi presentazione.

uttavia se qualche devoto alquanto esigente desiderasse una guida alla lettura delle medesime gli suggerirei un paio di versetti (anzi uno e mezzo per l'esattezza) dall'Apocalisse di S. Giovanni: "Poi vidi un Angelo che volando in mezzo al cielo recava un vangelo eterno da annunziare agli abitanti della terra e ad ogni nazione, razza, lingua e popolo. Egli gridava a gran voce: "Temete Dio e dategli gloria perché è giunto l'ora del suo giudizio..."

Capitolo 1. - Nascita e giovinezza di S. Gaetano

     S. Gaetano nacque a Vicenza, verso il mese di Ottobre del 1480 dai Conti Gaspre Thiene e Maria Da Porto, cioè da esponenti di due famiglie vicentine che all'epoca (ma anche prima e, in seguito, per molto tempo ancora) potevano vantare il primo posto nell'albo d'oro della Nobiltà cittadina. Era il secondo di tre figli che Gaspare lasciò alla Contessa Maria morendo in battaglia due anni dopo la nascita di Gaetano.

     Cristianamente rassegnata alla gravissima perdita Maria ottenne dal Magistrato di Vicenza la tutela dei suoi bambini "di lineamenti e d'aspetto grazioso e di indole egregia per farli crescere ed educarli con le abitudini dei buoni costumi e gli studi delle lettere" conservando ed accrescendo il patrimonio ereditato dagli avi. Questa era la richiesta. E la risposta fu senz'altro positiva:"... conosciuta l'integrità dei costumi, la pietà, la religione, la città, la prudenza, la vigilanza e la premura della stessaDonna Maria..."

     E con i documenti storici, stop. Per ventanni, cioé gli anni preziosissimi dello sviluppo del nostro Santo non è stato rintracciato più nulla che riguardasse lui o sua madre Maria. Gaetano lritroviamo giovane universitario a Padova iscritto alla facoltà di Giursprudenza non appena superato brillantemente il lento tirocinio della formazione "alle abitudini dei buoni costumi" e di corsi regolari "degli studi delle lettere" sempre sotto gli occhi vigili della mamma. Qui, dico, si rifanno vivi i documenti e sono brani di lettere che ci rilevano una persona già adulta, seria, ben formata e decisa nei propositi e piani di vitaper il domani, e che intanto si muove con didinvoltura seguendo la sua strada anche tra i rischi dell'ambiente universitario ordinariamente mondano, frivolo, corrotto. Gaetano ha i suoi piani e le idee chiare per il momento terminare i uoi studi nella Facoltà e, in parallelo, di sua scelta, corsi di filosofia e di teologia, e, in seguito, trovare la maniera di allontarsi dal mondo e dall'ambiente familiare per meglio servire Dio e santificarsi.

     In tal modo il nostro Santo faceva onore alla "indole egregia" e Maria Porto alle doti riconosciutole dal magistrato ed al suo impegno a tempo pieno dietro i suoi cari bimbi.

Capitolo 2. - S. Gaetano

     Conseguita la laurea "in utroque" e superate le prove d'obbligo per essere iscritto nell'albo dell'Ordine dgli Avvocati Gaetano chiese ed ottenne dal vescovo di Vicenza la Sacra Tonsura e fu Chierico. E sarà Chierico; e poi anche Sacerdote ma a Roma. Ad un suo amico aveva scritto anni addietro che voleva stare lontano dai suoi di casa; evidentemente più che dalla mamma e dal fratello, dagli altri parenti. Forse in ambiente diverso anche la volontà di Dio nei suoi riguardi sarebbe stata più chiara o manifesta.

     A Roma trovò ben presto chi gli facilitò l'ingresso in Vaticano e lo mise a contatto con un vasto assortimento di personaggi di cultura e di arte, di politica e di diplomazia tutta gente di mondo, anche senza essere cattiva, pur parlando tanto di riforma della chiesa, in pratica poi era disposta a dare solo il contributo di parole con critiche, recriminazioni ecc. Chissà che vedendoli e ascoltandoli non gli venisse in mente la parabola evangelica degli operai della vigna parcheggiata in piazza in attesa di chi li avrebbe mobiliati e spediti al lavoro. E vedremo che se ci pensò non lo fece oziosamente.

     Sempre puntuale al suo posto di lavoro come Protonotario Apostolico, il suo tempo libero prese a dedicarlo alla preghiera, alla meditazione e ad ogni specie di bene, da solo o in compagnia di amici volontari. E i volonari divennero sempre più numerosi, docili e non privi di iniziative. Ci voleva u animatore coraggioso, accreditato, paziente... Non c'era nessun'altro? Ci si provò lui stesso. Chiese ed ottenne l'Ordinazione Sacerdotale per la quale si preparò a lungo. E, per riuscirci meglio rinuncio all'ufficio di Pronotario nella Corte di Leone X, dove lavorava dal 1507 appena giunto a Roma. DaSacerdote potèdedicarsi tutto al servizio dei fratelli che per l'incuria dei pasorii gli apparivano come orfani abbandonati a se stessi. Com'era cresciuto in questo Santo lo zelo per la salvezza dei fratelli! Ma doveva essere un buon punto anche sulla straada della santità e nell'esercizio delle virtù in genere se nella Notte di Natale del 1517, ad un anno dalla celebrazione della Prima Messa venne premiato con grazia di mistica da privilegiato.

     Ma la grazia più evidente, come ho già accennato, era il fuoco di zelo per ogni opera di bene. Lo sentiva in sè e lo sapeva accendere efficacemente anche negli altri. Chi legge episodi o testimonianze di quel tempo al riguardo non può restare indifferente alla forza della parola e dell'esempio del nostro Santo. E cosi si spiegano pure certe espressioni frequenti nel suo epistolario, a Sr. Laura Mignani, al B. Paolo Giustinuani... che non sono esagerazioni od uscite ad effetto.

Capitolo 3. - Gaetano a Vicenza e a Venezia

Capitolo 4. - S. Gaetano a Roma - I Chierici Regolari (Teatini)

Capitolo 5. - Da Via Leonina al Pincio e di lì nuovamente a Venezia per il "Sacco" di Roma

Capitolo 6 - I Teatini a Napoli

 Alla richiesta di altre fondazioni rispondevano dunque invariabilmente di no. A quella dei Napoletani invece dovettero accondiscendere; ma non per le preghiere dei Napoletani. In loro favore intervenne addirittura il Papa Clemente VII con una pressante esortazione alla quale nemmeno Gian Pietro Carafa osò contrastare.

 Vi giunsero in due: Gaetano e Giovanni Marinoni il 6 settembre 1533. Per il momento furono ospitati presso l'Ospedale degli Incurabili dalla Direttrice del medesimo Donna Maria Longo e dalla ssua collaboratrice Donna Maria Ayerbo le quali erano già amiche dei Teatini. Dovettoro poi adattarsi a tutti i complimenti di benvenuto e di accoglienza di tanta gente che però non riusci a dissimulare la delusione per non aver avuto precisamente quello che desideravano tanto cioè il compaesano Gian Pietro Carafa. Tra i delusi c'era pure il Nobile Giovonni Antonio Caracciolo Conte D'Oppido che tanto s'era prodigato per la faccenda. Tuttavia fece ugualmente e di cuore quanto aveva promesso. Li invitò a prendere visione della Chiesa e Casa che per loro aveva approntata consegnando subito anche le chiavi. Chiesa e Casa era fuori Porta San Gennaro praticamente in periferia: una buona abitazione con chiesetta assai raccolta. San Gaetano ne restò soddisfatto. Ringrazio e comincio a lavorare col suo confratello in attesa di rinforzi, cioè di altri Teatini che verranno dal Veneto e due nuove vocazioni pure dalle Puglie. Raggiunsero il numero di nove. Si fecero notare subito per la serietà, per la caritò, lo zelo, l'abnegazione ecc. Ma appena dopo sei o sette mesi furono costretti a rinunziare a questa residenza sia perchè troppo fuori mano non era adatta a Preti che volevano stare a disposizione dei fedeli, e sia soprattutto perchè l'ostinazione del carissimo Conte nella sua assistenza troppo premurosa, generosa e quotidiana intralciava loro l'ideale di vivere affidandosi alla sola Provvidenza. Lasciarono pertanto casa e Chiesa di S. Maria della Misericordia per non rischiare di inborghesire e abdicare alla bella missione abbracciata. Dovettero chiedere ospitalità presso gli Incurabili e Donna Maria Longo che ne era la direttrice ed ora era figlia spirituale di Gaetano li allogò in alcune stanzette attiugue e offrì loro la Chiesa di S. Maria del Popolo. Presero anche qui a lavorare secondo i loro carismi; ae anche qui come a Venezia erano conversioni e mobilitazione, anche tra i nobili e i ricchi ad opera di carità dentro e fuori la Compagnia del Divino Amore, dentro e fuori degli Incurabili. Era il Vangelo che appiccava fuoco, e il fuoco subito ardeva, divampava.

Ma anche questa residenza era provvisoria. Tutto attorno a Gaetano sarà provvisorio. Lui aveva scelto la povertàne Dio non gliela negava. Quattro mesi appena e dovette lasciare tutto, anche S. Maria del Popolo che con la sua presenza era diventata un modello di luogo sacro. Altrove dunque e si ricomincia tutto daccapo. Adesso sarà Santa Maria della Stalletta, cioè vecchi locali in abbandono che la generosità di Maria Longo e Maria d'Ayerbo ristrutturarono ricavandone abitazioni e cappella per le funzioni religiose. Non era molto distante dall'Ospedale e Gaetano coi suoi Padri poteva continuare a prestare anche lì la sua opera preziosa. Una buona soluzione ma anch'essa...provvisoria. Il nostro Santo voleva qualcosa di più e di meglio. Fino a questo momento s'era lambiccato il cervello lui per non restare addirittura in mezzo alla strada coi suoi Religiosi; adesso era ora che ci pensasse un pò il Viceré dalla sua bella e sontuosa villa di Pozzuoli o gli Eletti di Napoli dai loro palazzi imponenti a procurare ai Teatini una sede congrua e stabile.

Diversamente avrebbero ripreso la strada per sedi più ospitali: sarebbero tornati donde erano venuti con tanti sacrifici. Fu il discorso chiaro, franco preparato e fatto a Pedro De Toledo; e il Vicerè Pedro De Toledo dispose e portò a termine un affare alquanto complicato: perchè i Teatini non lasciassero Napoli sarebbe stata smobilitata e messa a loro disposizione niente meno che l'antichissima Parrocchia di SAN PAOLO MAGGIORE con gli edifici annessi.

Ci volle un pò di tempo, ma giunse pure il decreto dell'Arcivescovo Oliviero Carafa ed il 29 Maggio del 1538 i P. Teatini di S. Gaetano prendevano possesso del mastodontico complesso. Per il momento però dovevano adattarsi a coabitare cioè ospitare, in un ala della Chiesa, la vecchia Parrocchia col Parroco e i Cappellani: diciassette persone in tutto. Il che per i nostri Padri significava di armarsi di pazienza ed attendere. Ma quanto lavoro c'era da fare per bonificare un poco almeno l'ambiente sia materiale che morale! Per farsi un idea basta dir solo che la gradinata della Chiesa era abitualmente il covo dei "mariuoli napoletani". Solo i Teatini potevano accettare quel regalo di Don Pedro.

Ma i Teatini avevano dei Santi già al presente ed altri sarebbero arrivati con le virtù eroiche tra le quali la pazienza. Proprio quella che ci voleva perchè prima che quella Parrocchia scasasse definitivamente quasi mezzo secolo doveva trascorrere; giusto quanto bastava per maturare il genio di Francesco Grimaldi. Intanto il tempio veniva ripulito e reso sempre più accogliente nonostante i dispetti e le liti di tutti i colori e sapori ce n'erano; tanto che Gaetano, da Venezia dovette minacciare che se non si interveniva efficacemente non era escluso l'abbandono di Napoli

A Venezia Gaetano era andato nel 1540 come proposito della Casa di S. Nicolò da Tolentino. A Napoli aveva lasciato profondo rimpianto per la molteplice, feconda attività ivi svolta in quei sette anni di permanenza. Anche raccontarla in sintesi diventa un problema. Per i suoi Teatini s'era prodigato nella ricerca di una dimora stabile, degna; ma anche in questo lavoro non era mancata la testimonianza di uno zelo oltre che di un gusto privilegiato nel rendere degne Case di Dio le Chiese che aveva ufficiate, di un'abilità e carità anche eroica nell'amministrazione dei Sacramenti, nell'istruzione religiosa e soprattutto nella difesa della fede cattolica contro gli attacchi subdoli e fradualenti di certi predicatori di errori. Qui ci vorrebbe un capitolo a parte per illustrare l'amore, la carità di questo Apostolo verso i fratelli; sembra proprio di sentire la conclusione di un suo ragionamento o soliloquio: "Ma quale torto ha questo buon popolo? non solo lo hanno privato della liberta: adesso anche la fede vogliono insediargli". Una preoccupazione che commuove davvero questa vigilanza, questo stare alle calcagne di oratori sacri di importazioni e di occasione, di fama, però sospetti; seguirli, ascoltarli personalmente e, in certe occasioni, mobilitare anche persone più competenti per timore di ingannarsi, anche se per eccessivo zelo. Una vigilanza ininterrotta e, se il caso, ricorsi anche a Roma, presso il confratello Gian Pietro Carafa, per tappare la bocca ai seminatori di errori o di bestemmie eleganti. Insommalavorò con tanta fortuna che quando parti per Venezia quei messaggeri erano spiazzati e, praticamente, non solo a Napoli.

     Ma c'era anche un altro genere di servizio sociale, soprattutto per i più poveri nel quale si prodigò col confratello, Giovanni Marinoni: la fondazione del Monte di Pietà, l'attuale Banco di Napoli per andare incontro ai poveri indebitati e preservali del rischio degli usurai ebrei.

     Trascorsi i suoi tre anni a Venezia, Gaetano tornò a Napoli dove visse nel più intenso lavoro apostolico fatto soprattutto di predicazione, direzione spirituale ed opere di bene di ogni genere, gli ultimi quattro anni della sua vita. Da Napoli si mosse solo per andare a Roma preoccupato dal fatto che il suo confratello Gian Pietro Carafa trascurava troppo spesso la celebrazione della S. Messa. Diceva lui, per le troppe incombenza. E' sempre preoccupante questo...assenteismo, in quei tempi soprattutto non era rassicurante affatto.Proprio per questo S. Gaetano già avanti negli anni e non senza acciacchi si scomosò per un richiamo più che opportuno

Capitolo VII - Ultimi giorni di S. Gaetano: offre la vita per la pace

S. Gaetano mori a Napoli il 7 agosto 1547. Una morte da eroe e martire della carità immolato volontariamente per la pace di Napoli dilaniata in quella circostanza dalla guerra civile. Si capisce che i Napoletani debbono essergli molto grati, riconoscienti per questa sua generosità: "Avendoli amati sempre, si potrebbe ripetere con S. Giovanni, li amò sino all'olocausto supremo". Infatti, a come ci si era messò il Vicerè don Pedro De Toledo con quel suo capriccio, si sarebbe calmato solo all'ultima goccia di sangue dell'ultimo napoletano. E il capriccio, dice la Storia, era quella di impiantare in Napoli ed in tutto il resto del territorio da lui governato l'Inquisizione, di marca spagnola naturalmente, la quale si ispirava non agli interessi della Fede ma a quelli della politica, cioè un istituto di repressione degli avversari del Governo che, in ultima analisi, avrebbe dovuto vedersela o col rogo o col fisco o con tutti e due.

     E con don Pedro non si scherzava. Anzi, non si dialogava nemmeno. Appunto da questa intrassigenza gli venne la smania di sfidare la pazienza dei napoletani.

     Nella udienza concessa al rappresentante del popolo concluse in furore:"A dispetto vostro io porrò l'inquisizione di Spagna in città, anzi nella Piazza del Mercato".

     Questo commento o motivo "a dispetto vostro" su quella bocca suonava prepotenza e provocazione. Ed era l'ultima parola; per cui non ascoltava nessuno, nè rappresentanti del Clero nè rappresentanti della Nobiltà cittadina: nessuno.

     Bisognava dare una buona lezione ai Napoletani e basta. Ecco, proprio queste decisione facevano tremare Gaetano.

     Da queste minaccie potevano venir fuori tutto il peggio possibile e immaginabile: provocazioni, repressioni, rappresaglie, vendette...tutto sulle carni degli innocenti come sulla carne di Cristo stesso...Erano i mostri che si scatenavano. Tutto occorreva impegnare per tentare qualche freno e stornare l'Apocalisse. E Gaetano debole, vacillante, quasi stremato dall'eccessivo lavoro, si mise in moto: visite e conversazioni concitate con i nobili più influenti sui capi della rivolta popolare; per intere giornate si trascinava avanti ed indietro con proposte e controproposte. Persino un udienza a don Pedro chiese; e questi gliela rifiuto. Tutto esaurito. Cos'altro aveva a disposizione

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